Recensire un cult-movie come quello di Michael Curtiz è un po’ come voler percorrere a piedi scalzi un terreno battuto ma non privo di insidie; ma il linguaggio del cinema parla, anche se a decenni di distanza, a occhi e orecchi nuovi con gli stessi mezzi con cui ha parlato ai contemporanei e lo fa con la medesima intensità. E incontrare quelli che oggi consideriamo cliché o archetipi cinematografici non dovrebbe rendere meno interessante la visione del film, che di per sé sa offrire allo spettatore uno spettacolo raro e affascinante.
Siamo nel periodo di massima espansione del Reich nazista e Casablanca è il più importante porto del Marocco francese. Di qui passano quanti vogliono raggiungere Lisbona per poi imbarcarsi per gli Stati Uniti e sfuggire alle persecuzioni naziste. Spesso attendono per anni, i permessi sono centellinati. Rick Blaine (Humphrey Bogart) è proprietario di un bar in cui i ricchi esuli europei si ritrovano per passare le loro serate tra alcool, gioco e buona musica. Americana.
Rick è un cinico, così lo conoscono tutti. Dice di non interessarsi della politica e delle vicende europee. Apparentemente per lui tutto è indifferente e questo suo atteggiamento gli permette di mantenere buoni rapporti con i potenti del posto. L’equilibrio si spezza quando una sera nel suo bar rivede Ilsa Lund (Ingrid Bergman), sua amante a Parigi, che gli riapre una ferita mai del tutto rimarginata. La donna è in fuga con suo marito dalle persecuzioni naziste e Rick, pur lacerato da forti conflitti, è l’unico a poter dar loro una mano. L’amore oblierà il cinismo e la necessità di lavorare attivamente per una giusta causa lo porterà salvare la coppia a mettere a repentaglio la propria vita. Si apriranno ampi spazi per il sentimento, per la riflessione e per l’azione.
Il cast è di quelli che, per bravura e fama, di per sé fa un buon film: oltre gli attori citati sono da ricordare anche Peter Lorre (memorabile in M-Il mostro di Düsseldorf) e Claude Rains (Lawrence d’Arabia). Se a questo si aggiunge l’incredibile abilità del regista di condurre lo spettatore attraverso i turbamenti dei protagonisti, l’intensità dei sentimenti da essi provati, lo spirito del popolo francese che si oppone alla violenza nazista, fino alla suspense senza tregua del finale, tutto questo senza mai stancare o lasciar troppo presagire, non si esagera se si dice di essere davanti ad un capolavoro. Infine, ma affatto meno apprezzabile, fa da cornice ad alcune delle più famose scene del cinema l’ottima colonna sonora del grande Max Steiner.
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